Una svolta clamorosa che scuote la politica: il Parlamento approva l’aumento delle pensioni contro il volere del Presidente…
Una notizia destinata a far discutere e, per molti, persino a infiammare il dibattito pubblico: è stato ufficializzato un aumento delle pensioni del 7,2%. Un incremento che si traduce in oltre 900 euro in più all’anno per chi percepisce una pensione intorno ai 1.000 euro al mese. Una cifra tutt’altro che simbolica, soprattutto in un contesto economico globale dove l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto dei pensionati più fragili.

Ma il dato più sorprendente non è solo la percentuale dell’aumento, quanto il modo in cui è stato approvato: la misura è passata nonostante la ferma opposizione del Presidente della Repubblica. Un vero e proprio scossone politico, che ha visto il Parlamento imporre la propria volontà contro l’indirizzo dell’Esecutivo. E il paragone con l’Italia viene quasi spontaneo, perché il fatto in questione — che sembra uscito da una seduta infuocata a Palazzo Madama — si è verificato in Argentina, ma con riflessi e spunti che potrebbero far riflettere anche da noi.
Il colpo di scena sulle pensioni che spiazza il governo
Il protagonista – suo malgrado – di questa vicenda è Javier Milei, Presidente argentino noto per le sue posizioni ultraliberiste e per la determinazione con cui ha avviato un’opera di risanamento drastico dei conti pubblici. Eppure, a dispetto dei suoi sforzi per contenere la spesa, il Senato ha approvato un progetto di legge che prevede un aumento generalizzato delle pensioni. La proposta, avanzata dalle opposizioni, è riuscita a raccogliere i consensi necessari per passare, infliggendo un duro colpo simbolico e politico al Capo dello Stato.

Per Milei si tratta di una vera e propria sfida al suo programma economico, che finora aveva fatto della disciplina fiscale il suo cavallo di battaglia. L’aumento delle pensioni, infatti, comporta un esborso notevole per le casse pubbliche, e rischia di compromettere quegli equilibri tanto faticosamente raggiunti. Ma non è tutto: il Parlamento argentino ha anche approvato altri provvedimenti che vanno nella direzione opposta rispetto alle politiche dell’esecutivo, tra cui un condono contributivo per i cittadini con pendenze previdenziali e una dichiarazione di stato di emergenza per le persone con disabilità, che prevede ulteriori stanziamenti pubblici.
La vicenda ha un sapore quasi paradossale: mentre da una parte si chiede rigore per rimettere in sesto i conti dello Stato, dall’altra si avanza una visione più sociale e redistributiva. Un tira e molla politico che lascia intravedere una frattura profonda tra le istituzioni. Intanto, i pensionati argentini possono tirare un sospiro di sollievo, almeno sul piano economico. Resta da vedere se questa svolta sarà sostenibile nel lungo periodo o se, come temono gli analisti, rappresenterà una miccia per nuove tensioni economiche. Di certo, la notizia ha già acceso i riflettori anche fuori dai confini argentini: e se succedesse anche da noi?