Negli ultimi mesi sono entrate in vigore importanti novità per chi possiede o intende installare una stufa a pellet in casa.
La normativa del 2025 introduce regole più rigide su emissioni, sicurezza e requisiti tecnici degli impianti, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento e migliorare l’efficienza energetica nelle abitazioni. Non si tratta di semplici aggiornamenti: le nuove disposizioni prevedono sanzioni per chi non si adegua e pongono limiti precisi, anche a livello regionale.
Oltre agli obblighi, però, ci sono anche nuove opportunità: incentivi fiscali, detrazioni e contributi a fondo perduto rendono conveniente sostituire vecchi impianti con modelli più moderni e performanti. Prima di acquistare o installare una stufa, è quindi fondamentale conoscere nel dettaglio ciò che la legge prevede: dalle caratteristiche tecniche agli adempimenti burocratici, dai bonus disponibili alle responsabilità dell’installatore.
Il termine “emissioni inquinanti” è al centro delle novità previste dalla normativa 2025. A seconda della zona climatica e altimetrica, le stufe devono avere una classificazione ambientale minima (almeno 4 stelle) e rispettare precisi limiti di emissione: ad esempio, il particolato PM10 deve essere inferiore a 20 mg/Nm³ sopra i 300 metri di altitudine, e inferiore a 15 mg/Nm³ sotto tale soglia.
Questo significa che i modelli più vecchi o non certificati non potranno più essere installati né mantenuti attivi, a meno di aggiornamenti strutturali. La norma UNI 10683/2012, già obbligatoria, specifica inoltre i criteri per l’installazione a regola d’arte: materiali resistenti al calore, corrette distanze da muri e finestre, scarico dei fumi obbligatoriamente sul tetto e non a parete.
Chi non rispetta questi requisiti rischia sanzioni comprese tra 500 e 5.000 euro, a seconda della Regione e della gravità dell’irregolarità. Ma non è tutto: l’impianto deve essere registrato al catasto regionale degli impianti termici (CRITER o simili), con relativa dichiarazione di conformità firmata da un tecnico abilitato.
Senza questo documento, la stufa è considerata fuorilegge anche se tecnicamente a norma. I controlli, spesso affidati ai Comuni o ad ARPA, possono avvenire anche su segnalazione e portare a sospensione o disattivazione forzata dell’impianto.
Chi sceglie un modello di stufa a pellet con etichettatura ambientale – minimo 4 stelle per la stabilità, 5 stelle per nuove installazioni – può accedere a vantaggi economici importanti. Con l’Ecobonus o il Bonus Casa, si ottiene fino al 50 % di detrazione IRPEF (spalmata in 10 anni) sull’acquisto e l’installazione, inclusi opere murarie e canna fumaria.
Il Conto Termico, invece, offre contributi a fondo perduto fino al 65 % se la stufa sostituisce un impianto obsoleto (tra cui generatori a gasolio, legna o pellet di classi inferiori). Per accedere, servono certificato ambientale, fatture, bonifico parlante, dichiarazione ENEA e documentazione GSE/ENEA per verifica della qualità dei materiali.
Sono previsti limiti: pellet certificato ENplus A1, ricambi autorizzati e obbligo di manutenzione periodica da parte di tecnici. Inoltre, molte Regioni offrono finanziamenti aggiuntivi locali per la sostituzione dei vecchi impianti. Sfruttare questi incentivi può ridurre significativamente l’investimento, garantendo un impianto più efficiente e a basso impatto ambientale.
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