Quando i tassi crollano a zero, non è solo la banca a tremare: anche i nostri soldi possono sparire. E ora per qualcuno si mette veramente male.
Nel mondo della finanza c’è una certezza: quando le banche centrali cambiano direzione, le conseguenze si fanno sentire ovunque. E oggi, con la recente mossa della Banca Nazionale Svizzera (SNB) che ha azzerato i tassi d’interesse, l’eco del terremoto non si ferma ai confini elvetici. Colpiti in pieno sono i clienti di tante altre banche, con schiere di piccoli risparmiatori che ora rischiano molto più di quanto pensino.

Sembra un paradosso, ma in un’epoca in cui lasciare i soldi in banca dovrebbe essere la scelta più prudente, proprio la prudenza può rivelarsi un’illusione. Il taglio drastico dei tassi – motivato dalla necessità di contenere la forza del franco svizzero e combattere la deflazione – ha aperto una crepa nei bilanci degli istituti di credito. Una crepa che rischia di allargarsi in un baratro in cui a rimetterci, ancora una volta, saranno i clienti.
Chi paga il conto della nuova tempesta nel settore bancario
Non tutte le banche soffrono allo stesso modo. A pagare il conto più salato saranno le banche tradizionali, quelle che basano gran parte dei propri guadagni sugli interessi. Parliamo degli istituti di risparmio e di credito come Raiffeisen o Valiant, che ricavano fino al 70% delle loro entrate proprio dai tassi attivi. Ora che gli interessi sono pari a zero, quelle entrate si assottigliano drasticamente. E indovina chi dovrà coprire il buco? Esatto: il correntista.

Tra aumento delle commissioni, maggiori costi sui servizi, e condizioni più stringenti per l’accesso ai prestiti, i correntisti stanno già cominciando ad avvertire i primi effetti. Le banche devono trovare il modo di mantenere in equilibrio i bilanci e spesso lo fanno spostando il peso su chi ha meno strumenti per difendersi: i semplici risparmiatori. Le grandi banche più diversificate, come UBS o Vontobel, sono un po’ più al riparo. Ma nemmeno loro possono dirsi completamente al sicuro. Dopo la fusione con Credit Suisse, ad esempio, UBS è sotto la lente delle autorità e affronta un contesto normativo più rigido, che non le lascia grandi margini di manovra.
Ma il rischio più subdolo, quello che molti ignorano, è che questa situazione non sia temporanea. Se i tassi rimarranno a zero o sotto zero per un periodo prolungato – come già avvenuto tra il 2011 e il 2015 – l’impatto per i clienti potrebbe diventare devastante: rendimenti nulli, erosione del potere d’acquisto e difficoltà crescenti nell’accedere al credito. In parole povere: i risparmi non fruttano più, e il conto corrente potrebbe presto diventare un costo pesante, anziché un porto sicuro. Chi ha memoria finanziaria sa che quando le banche soffrono, i risparmiatori finiscono per fare sacrifici. La storia si sta ripetendo, e ignorarlo oggi potrebbe voler dire pagare caro domani.