Negli ultimi mesi si sta registrando un cambiamento significativo nel comportamento dei cittadini europei nei confronti del denaro.
Sempre più persone, spinte da un senso di incertezza, stanno scegliendo di tenere contante in casa e di prelevare più frequentemente dagli sportelli bancari. Le ragioni sono molteplici e spesso non del tutto chiare: tra timori legati a problemi tecnici, eventi geopolitici e un generale senso di instabilità, cresce l’idea che sia meglio “essere preparati”.

Anche alcune banche e autorità, in modo più o meno esplicito, sembrano suggerire di non affidarsi esclusivamente ai mezzi di pagamento digitali. Ma è davvero in atto una trasformazione? E quali potrebbero essere le conseguenze, economiche e sociali, di questo ritorno al contante?
Panico da blackout, guerra e cyber‑attacchi
Gli eventi recenti hanno acceso un campanello d’allarme: blackout di massa in Spagna, frequenti cyber‑attacchi contro infrastrutture bancarie e tensioni geopolitiche hanno mostrato quanto i pagamenti digitali possano essere fragili.
Per esempio, ad aprile in Spagna un blackout improvviso ha lasciato milioni di persone senza elettricità e impossibilitate a prelevare o comprare con carta per oltre 12 ore. Simili fenomeni si sono verificati anche in Italia e nel Nord Europa, dove hacker hanno preso di mira siti istituzionali e sistemi bancari, creando disservizi anche nelle transazioni quotidiane.

La mancanza di contante ha reso impossibili anche acquisti banali, come una bottiglia d’acqua o un pacco di pane. In risposta, alcune banche centrali (come quelle olandese, svedese e finlandese) hanno consigliato di tenere in casa una riserva di emergenza, tra 170 e 500 € a persona. La raccomandazione, seppur prudente, ha contribuito ad alimentare un senso diffuso di vulnerabilità nei confronti delle tecnologie.
Alcuni esperti sottolineano come si stia affermando una “resilienza finanziaria individuale”, cioè la volontà dei cittadini di non trovarsi impreparati in caso di imprevisti. E così, silenziosamente, il contante torna protagonista nelle tasche degli europei.
La corsa ai prelievi non è solo una teoria: in molti Paesi europei, code chilometriche davanti agli sportelli riflettono la realtà dei fatti. In Italia e Spagna sono state segnalate file giornaliere e cittadini che ritirano quasi tutto il denaro disponibile.
Le banche, da parte loro, stanno implementando controlli più rigidi: per grossi prelievi – oltre i 1.000–3.000 € – scattano segnalazioni automatiche all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) per contrastare riciclaggio ed evasione. In alcuni casi, gli stessi istituti bancari chiedono giustificazioni scritte per autorizzare l’operazione, creando disagi ai correntisti.
In Spagna, il bancomat può richiedere giorni di preavviso per somme rilevanti, e situazioni simili si stanno verificando anche in altri Stati dell’Unione. Questo genera due effetti concreti: da un lato crea ansia tra i clienti, spinti ad agire “prima che sia troppo tardi”, dall’altro accresce la pressione sulla rete di ATM, che rischia di rimanere a corto di liquidi in scenari stressanti.
Anche gli sportelli bancari fisici, sempre più ridotti, faticano a reggere l’incremento della domanda. Il timore di non poter accedere al proprio denaro sta trasformando abitudini consolidate, alimentando una riflessione collettiva sul vero significato di sicurezza economica.