Addio assegno Inps: milioni di pensionati costretti a tornare al lavoro, ecco cosa sta succedendo

Un sistema al collasso costringe chi ha già dato tutto a ricominciare da capo: per milioni di pensionati italiani il ritorno al lavoro è ormai una necessità concreta.

Mentre ferve il dibattito politico sull’età pensionabile e sulle formule per l’uscita anticipata, nessuno sembra voler affrontare davvero il nodo cruciale: l’importo delle pensioni troppo basso per garantire una vecchiaia dignitosa. A causa di un sistema di calcolo ormai basato quasi esclusivamente sui contributi versati, chi ha avuto carriere discontinue, stipendi modesti o ha lavorato nel precariato rischia di ritrovarsi con assegni mensili che non arrivano nemmeno a 1.000 euro.

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Addio assegno Inps: milioni di pensionati costretti a tornare al lavoro, ecco cosa sta succedendo. (Casamatti.it)

Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: dopo una vita di lavoro e sacrifici, il premio è un assegno che non copre le spese minime di sopravvivenza. Secondo i dati dell’Inps, infatti, l’importo medio lordo delle pensioni si aggira attorno ai 1.229 euro al mese, ma per moltissime donne e lavoratori del Sud si scende ben sotto i 1.000 euro. E il futuro si preannuncia ancora più incerto: entro il 2050, secondo l’Istat, l’Italia conterà oltre 20 milioni di pensionati, a fronte di appena 26 milioni di lavoratori attivi. Un rapporto insostenibile per un sistema che si regge sui contributi.

Pensionati al lavoro: l’altra faccia della crisi dei conti pubblici

Il risultato è che sempre più pensionati si vedono (e si vedranno) costretti a cercare un impiego, spesso part-time o precario, per integrare redditi altrimenti insufficienti. Dal baby-sitting al giardinaggio, dalla collaborazione saltuaria alla consulenza freelance, il ritorno al lavoro non è più una scelta, ma un obbligo dettato da esigenze di sopravvivenza. E questo avviene con il paradosso di un’Italia che fatica a garantire spazi occupazionali ai giovani, ma “accoglie” gli over 65 in un mercato del lavoro sempre più fragile.

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Pensionati al lavoro: l’altra faccia della crisi dei conti pubblici. (Casamatti.it)

Il sistema contributivo, introdotto con la riforma Dini negli anni ’90 e consolidato dalla Fornero, ha sì reso le pensioni più sostenibili per lo Stato, ma a caro prezzo per i cittadini. Chi è entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996 non può più contare sull’integrazione al trattamento minimo e i contributi versati spesso non bastano a garantire una pensione decente. E chi non ha potuto aderire a un fondo di previdenza complementare, magari perché viveva già mese per mese, ora si ritrova senza alternative.

In teoria, la legge permette ai pensionati di cumulare redditi da pensione con quelli da lavoro, e persino di ottenere un supplemento pensionistico grazie ai nuovi contributi. Ma nella pratica, questa possibilità nasconde una profonda sconfitta sociale: quella di un Paese che non è più in grado di proteggere i propri anziani. Con buona pace del meritato riposo…

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